Un’inedita mostra dedicata a Lazzaretti è stata allestita a Roma e sarà fruibile fino al 21 maggio
E’ stata inaugurata lo scorso 16 febbraio a Roma, presso il Museo Nazionale delle Arti e delle Culture Popolari, la mostra “David Lazzaretti il profeta dell’Amiata, Cimeli lazzarettisti”. Dopo oltre un secolo gli abiti di Lazzaretti sono tornati a splendere agli occhi dei visitatori e agli appassionati dell’avvincente storia del “Profeta del Monte Labbro”. Custoditi dentro ad un baule, gli abiti sono stati ritrovati da Simone Cristicchi il quale ha voluto rispolverarli e metterli in mostra. Alla presentazione dell’esposizione su Lazzaretti hanno partecipato Simone Cristicchi, cantautore e attore teatrale, Leandro Ventura, direttore del Museo, l’antropologa Marisa Iori, Francesco Pitocco, professore di storia, presso l’Università di Roma, Giuliana Barilà, architetto e grafica, e una bella delegazione di arcidossini, amanti e conoscitori del profeta amiatino, tra i quali anche il primo cittadino, Jacopo Marini. La mostra è un percorso straordinario nella vita di David, espone tutto quello che Lazzaretti indossava in quel 18 agosto 1878, quando fu colpito a morte da una pallottola, mentre conduceva la processione pacifica dei suoi seguaci da Monte Labro verso Arcidosso. Ci sono i suoi paramenti, il suo mantello azzurro foderato di rosso e perfino il cappello con le tre piume di struzzo sul quale ancora si può vedere il foro della pallottola sparata dal carabiniere Antonio Pellegrini; e poi gli stendardi, abiti e oggetti dei seguaci in processione. A questi, si aggiungono numerosi oggetti, ben cinquanta reperti, forniti dal Centro studi David Lazzaretti di Arcidosso che partecipa attivamente a questa iniziativa.
Tra i presenti all’inaugurazione anche una delegazione di cittadini di Montorio Romano, paese che si trova sulla Salaria e che risulta essere, nella vita di Lazzaretti, un luogo chiave. Infatti fu qui che decise di ritirarsi in penitenza e preghiera, esattamente in una grotta vicino al monastero di Montorio Romano. Oggi i due comuni (Arcidosso e Montorio Romano) uniti dall’amore per questo personaggio storico stanno lavorando anche ad una sorta di gemellaggio culturale.
Ecco alcune immagini della mostra: