Il territorio di Santa Fiora punta sulla “Cipolla della Selva” e dalla Regione arrivano 4mila euro per promuovere e salvaguardare il prodotto
L’agricoltura amiatina è sempre più al centro di importanti percorsi di valorizzazione e promozione. Nel recente passato abbiamo parlato dell’importante riconoscimento “donato” al comune di Castel del Piano (la bandiera verde sinonimo di territorio che si dedica all’agricoltura di qualità) e di alcuni importanti progetti che puntano alla valorizzazione di alcune colture amiatine. Oggi possiamo dire che prosegue con successo il percorso di valorizzazione della “Cipolla della Selva”: il progetto a fine dicembre ha ottenuto un finanziamento di 4mila euro dalla Regione Toscana, sul Piano regionale agricolo forestale 2016, misura A.2.9, per il sostegno ai prodotti agroalimentari di qualità delle zone rurali e di montagna. A queste risorse si aggiunge un contributo di 1000 euro del Comune di Santa Fiora come quota obbligatoria di compartecipazione al progetto. L’orto de La Selva è un luogo dove nascono e crescono antiche varietà di cipolle amiatine, questo si trova ai piedi della piccola frazione di Santa Fiora ed è qui, in antichi terreni, un tempo lavorati dai frati che vivevano il convento, che coltivare un prodotto povero dell’orto come la cipolla può trasformarsi in un successo che travalica i confini di una piccola località come La Selva.
L’associazione culturale per la Selva con l’aiuto e il supporto del Comune di Santa Fiora e di Genomamiata, la più importante associazione amiatina dedita alla salvaguardia dei genomi animali e vegetali, sta lavorando alla caratterizzazione genetica e nutraceutica delle antiche varietà di cipolle dell’Amiata.
La coltivazione è iniziata circa due anni fa negli orti dell’antico Convento della Santissima Trinità di Selva. Il progetto è coordinato da Giovanni Alessandri dello Studio Agricis ed ha come partner scientifici il CNR – IVALSA di Follonica guidato da Claudio Cantini; l’Università di Siena, Dipartimento Scienze della Vita con Marco Romi e Patrizia Salusti.
ECCO I LAVORI SCIENTIFICI
Questi sono partiti da un’indagine genetica per discriminare le varietà di cipolla ritrovate sull’Amiata da altre varietà autoctone toscane e dalle cultivar commerciali; successivamente viene messa a punto la caratterizzazione dei principali profili nutraceutici e la comparazione con quelli provenienti dalle varietà commerciali; poi si procede allo sviluppo di un prodotto salutistico-funzionale con caratteristiche nutrizionali migliorate attraverso l’utilizzo di tecniche agronomiche mirate a ridotto impatto ambientale e infine sarà redatto un disciplinare di produzione per la tutela e valorizzazione della Cipolla dell’Amiata. L’ambizioso progetto si muove in linea con la legge regionale 64/2004 sulla tutela e valorizzazione del patrimonio di razze e varietà locali di interesse agrario, zootecnico e forestale.
“La riscoperta e la valorizzazione economica dei prodotti autoctoni– spiega il consigliere comunale Alberto Balocchi – sta ottenendo attenzione non solo da parte del mondo scientifico ma anche dei piccoli produttori e dei consumatori, che sono sempre più consapevoli di quanto sia importante la provenienza e l’origine delle produzioni, per avere garanzie sulla qualità e la sicurezza agroalimentare. Ecco perché il progetto sulla cipolla di Selva, ha tutte le caratteristiche per portare valore aggiunto al nostro territorio. Grazie al finanziamento di 4mila euro della Regione Toscana, a cui si aggiunge la quota obbligatoria di compartecipazione al progetto di 1000 euro del Comune di Santa Fiora, la sperimentazione potrà andare avanti. L’obiettivo per i prossimi anni sarà quello di mettere in produzione e in commercio le vecchie cultivar amiatine di cipolla, diventando una risorsa di sviluppo”.
In foto: l’orto della Selva