Fondazione “Hic Terminus Haeret – Il Giardino di Daniel Spoerri”. Sabato 3 agosto, alle 11 sarà inaugurata una mostra inedita. L’appuntamento è con un’esposizione fotografica e la presentazione del volume
Sono 45 immagini provenienti dagli archivi del Giardino di Daniel Spoerri che tracciano la storia del Giardino e le collaborazioni di Spoerri con artisti e artigiani. Foto e testi, dedicati al ricordo di Daniel Spoerri e allo sviluppo del Giardino sulle pendici del Monte Amiata saranno protagonisti a partire da sabato 3 agosto, giorno in cui sarà inaugurata la mostra dedicata al grande artista.
Dalla danza all’arte concettuale, dai tableaux-pièges al giardino delle meraviglie: Daniel Spoerri, scomparso nel novembre scorso a 94 anni, ha lasciato come sua ultima eredità il Giardino di Seggiano, in provincia di Grosseto, un luogo che è molto più di un parco di sculture. È la concretizzazione di una visione, un’opera d’arte totale in cui convivono natura, memoria e creazione collettiva.
Il Giardino – che si estende su 16 ettari in una zona ancora incontaminata della Toscana meridionale – è oggi il luogo dove riposano le sue ceneri. Una scelta che parla chiaro: questo spazio, che l’artista amava profondamente e che anticamente si chiamava Paradiso, era diventato per lui una vera e propria dimora esistenziale e poetica.
Un museo a cielo aperto
Nel Giardino si incontrano oggi 115 opere d’arte, disseminate lungo sentieri che si snodano tra prati, boschi e declivi. Circa la metà sono firmate dallo stesso Spoerri; le altre sono di artiste e artisti amici che hanno condiviso con lui momenti di vita e ricerca. Tra loro, nomi noti come Meret Oppenheim, Jean Tinguely, Eva Aeppli, Roland Topor, in un dialogo costante tra presente, passato e memoria.
Qui Spoerri ha vissuto in modo stabile per 13 anni, continuando a tornare anche dopo il trasferimento a Vienna nel 2007. Ha lavorato ad alcune delle sue opere più impegnative, come i Prillwitzer Idole e la serie erst letzt das erste, ma anche a nuove installazioni per il Giardino, lasciando un’impronta fortissima sul paesaggio.
Arte e natura: un equilibrio arcadico
Il Giardino è costruito sull’idea di contrasto e armonia: materiali eterni come bronzo, marmo e pietra sono immersi in un ambiente naturale soggetto a cicli di vita e morte. Lì, Spoerri ha continuato a “intrappolare il caso”, fedele alla poetica del Nouveau Réalisme e del riuso, che aveva contraddistinto fin dagli anni ’60 la sua produzione artistica.
Alla base della Fondazione che gestisce il Giardino, campeggia il motto latino Hic Terminus Haeret – “Qui aderiscono i confini” – un richiamo simbolico alla fusione tra arte e luogo, al legame indissolubile tra l’uomo e il suo paesaggio d’adozione.
Un Poesiealbum tridimensionale
Non è un semplice parco, ma una scenografia esistenziale, una sorta di autoritratto immersivo che racconta Spoerri, i suoi incontri, le sue passioni. Un Poesiealbum tridimensionale, come molti lo definiscono, dove ogni opera è una storia, ogni angolo un ricordo, ogni intervento un atto di cura e trasformazione.
Il nuovo volume fotografico e la mostra allestita in una delle stanze dell’antico borgo documentano lo sviluppo del Giardino attraverso oltre cento immagini d’archivio, molte delle quali scattate dallo stesso Spoerri. Uno sguardo intimo e profondo sul processo creativo, che ripercorre le tappe del progetto artistico e umano dell’artista svizzero.
Un’eredità viva
La presenza di Spoerri nel Giardino è ancora tangibile. Ha seguito ogni fase della creazione, ha modificato opere in base allo spazio che le avrebbe ospitate, ha voluto realizzare post-mortem opere di amici artisti rimaste incompiute. Ha abitato questo luogo come un regista abita il proprio set, senza mai distaccarsi davvero.
Il progetto continua a vivere anche grazie al sostegno della Fondazione CR Firenze, che ha contribuito alla realizzazione della mostra e del volume. «Supportare gli eventi dedicati a Daniel Spoerri – dichiara Gabriele Gori, direttore generale della Fondazione – significa valorizzare un patrimonio culturale straordinario, che unisce arte, paesaggio e comunità».
Daniel Spoerri ci lascia così non solo un parco, ma un invito alla riflessione sulla memoria, sull’ambiente, sul senso del fare artistico. Un’eredità culturale e affettiva, scolpita nella pietra, nella natura e nel tempo