Un percorso tra bosco e colline per ritemprare lo spirito
C’è un giardino dove la mano dell’uomo, che attinge alla sapienza millenaria del monachesimo, ha saputo rigenerare la vita dove la natura, lasciata a se stessa, tendeva a soffocarla. E’ il “Giardino Laudato si”, nuovo frutto della comunità monastica di Siloe. Prende spunto dagli itinerari che un po’ in tutta Italia stanno nascendo, sulla scorta della breccia aperta dall’enciclica di papa Francesco, ma che ha una genesi lunga ben 26 anni. Della storia del monastero di Siloe, situato nel comune di Cinigiano, in passato ne abbiamo già parlato. I primi monaci arrivano in questo territorio 26 anni fa e attingendo alla cultura cistercense, sono riusciti a recuperare tutta una serie di appezzamenti che si trovano sul versante nord della proprietà di pertinenza del monastero stesso e che erano in uno stato di quasi totale abbandono produttivo. Con il lavoro delle mani, costante, faticoso, apparentemente quasi inutile, estirpando piante infestanti, togliendo uno ad uno sassi e pietre, recuperando produttivamente i terreni e governando il bosco in modo razionale, quegli appezzamenti di terreno sono tornati rigogliosi, tanto che venti ettari sono dedicati alla coltivazione dell’olivo: 2500 piante, tra preesistenti e di nuova piantumazione. A questo ora si aggiunge un nuovo percorso, inaugurato sabato 19 marzo.
QUATTRO CHILOMETRI DA SCOPRIRE A PIEDI
I monaci hanno anche recuperato la sentieristica preesistente, anch’essa resa impraticabile e invisibile a causa dello stato di abbandono dei luoghi e che invece è diventata ufficialmente un itinerario per gli amanti del trekking e per coloro che sono alla ricerca di itinerari non impegnativi dal punto di vista della fatica fisica, ma ritempranti dal punto di vista spirituale. “Il ripristino di questi percorsi – confermano i monaci – oggi permette non solo la lavorabilità agricola, ma anche la percorribilità, con una sentieristica, la cui frequentazione permette di godere un bel paesaggio naturale”. Il percorso pedonale, che parte dal monastero, si snoda per circa 4 chilometri. Percorrendoli, ci si imbatte in un contesto ambientale unico, fatto di una vegetazione varia, di zone d’ombra, di spazi apertI.
QUATTRO SOSTE. SCOPRILE
I monaci hanno creato, per il momento, quattro punti di sosta e di riflessione spirituale, che si trovano percorrendo i quattro chilometri di itinerario. Un primo punto è stato intitolato ad Abramo, padre dei credenti. È collocato nel primo tratto all’interno del bosco. Il secondo, invece, è dedicato a san Giuseppe, custode del creato. È stato realizzato attorno ad un piccolo annesso rurale in pietra; lì accanto i monaci vi hanno piantato una croce e a breve sarà collocata anche una bellissima ceramica che ritrae san Giuseppe con in braccio il piccolo Gesù e in una mano il rotolo della Legge. Il terzo punto è dedicato a Maria, Alma Mater. “Ad ispirarci, in questo caso, – spiegano dal Monastero – è stato il fatto che lì dove abbiamo collocato questo punto sosta c’è un altro annesso agricolo col tetto che non c’è più. Quando lo abbiamo preso c’era una sorta di mangiatoia, che probabilmente in passato sarà stata utilizzata dai contadini per il ristoro degli animali con cui lavoravano i campi. Ci è venuto immediato il collegamento con Betlemme e quindi con la maternità di Maria”. Infine il quarto punto – posto su una radura all’estremità di un boschetto – è intitolato a san Benedetto, padre dei monaci.