Da Santa Fiora a Castel del Piano, passando per Arcidosso. Ecco gli appuntamenti per commemorare i morti ammazzati dal Nazismo
Si celebra oggi, lunedì 27 gennaio, Giorno della memoria. È fondamentale commemorare tutti insieme le vittime di quell’incredibile tragedia che è stata l’Olocausto, il genocidio di sei milioni di ebrei causato dalla Germania nazista, dai suoi alleati e dai collaborazionisti. È il 27 gennaio del 1945 quando le truppe dell’Armata Rossa impegnate nell’operazione Vistola Oder in direzione della Germania, liberano il campo di concentramento di Auschwitz: si concretizza uno dei momenti più importanti della storia del Novecento mondiale. Nella giornata di oggi, anche sull’Amiata si sono svolte numerose iniziative, in particolare sono state coinvolte le scuole. Altre invece sono in programma durante questa settimana.
Al Cinema Teatro Amiatino di Castel del Piano, domani (martedì 28 gennaio) alle 21 è in programma la proiezione de “L’ultima volta che siamo stati bambini” regia di Claudio Bisio. Con: Vincenzo Sebastiani, Alessio Di Domenicantonio, Carlotta De Leonardis, Marianna Fontana, Federico Cesari, Lorenzo Mc Govern Zaini, con la partecipazione straordinaria di Antonello Fassari. La trama: Vanda, Italo, Cosimo hanno dieci anni e, nonostante la Seconda guerra mondiale, conoscono ancora il piacere del gioco che condividono con l’amico Riccardo che è ebreo. Il giorno in cui scompare decidono che non si può attendere: i tedeschi, che devono averlo portato via con un treno, debbono essere resi consapevoli del fatto che il loro amico non ha alcuna colpa per cui essere punito. Si mettono quindi in marcia seguendo la strada ferrata. A cercare di raggiungerli ci sono Vittorio, fratello di Italo e milite fascista che ha subìto una ferita, e la suora dell’Istituto per gli orfani che ospita Vanda.
UNA PASSEGGIATA A SANTA FIORA
Venerdì 31 gennaio, alle 11, sarà organizzata per tutta la cittadinanza una passeggiata commemorativa nel ghetto di Santa Fiora, con letture proposte dagli studenti. A seguire, “Spolverare la memoria”, attività di pulitura dei manufatti presenti nel ghetto, realizzati dagli studenti stessi, per mantenere vivo il ricordo e sensibilizzare la comunità.Ultimo appuntamento domenica 2 febbraio, alle 18, al teatro Camilleri con lo spettacolo teatrale Suora Mamma, Suora Babbo con Arianna Ninchi, a cura della Fondazione Santa Fiora Cultura. Lo spettacolo sarà proposto anche in matinée per le scuole.
UN FILM CHE PARLA DELLA TRAGEDIA DELLA SHOA . TUTTO AMBIENTATO IN MAREMMA
Sabato 1 febbraio gli studenti delle classi quarte e quinte del Liceo delle Scienze Umane di Arcidosso conosceranno la storia degli internamenti in Maremma attraverso la proiezione del docufilm Il lupo, per la regia di Lorenzo Antonioni che sarà presente all’incontro. Il film tratta dell’internamento delle famiglie ebraiche, tra cui quelle presenti ad Arcidosso, nel campo di Roccatederighi, tra 1943 e il 1944. Il film, che ha vinto numerosi premi, narra la storia dell’amicizia tra Albert e Sandro nata nel campo di internamento. Nei folti boschi di castagni si aggira un lupo che incute molto timore ai bambini, ma ben presto i due amici si renderanno conto che su di loro incombe un pericolo molto più grande. Per approfondire l’entità di questo « pericolo » la prof.ssa Laura Ciampini, studiosa della Shoah traccerà la storia di Rita Landman, che dopo una serie di persecuzioni, sarà internata prima ad
Arcidosso e poi a Roccatederighi. Qui confluirono tutte le persone che furono internate nel territorio amiatino. In particolare, la storia delle tre famiglie che a Roccalbegna vissero gli anni più duri della guerra sarà raccontata da uno dei testimoni, Luciano Giustarini che, insieme a Laura Ciampini e Andrea Zamperini, ha collaborato al docufilm “Tre pellicciai alla Rocca” per la regia di Lorenzo Antonioni. Le storie dei Waldman, degli Zeller e degli Zoltowski sono raccolte nel volume “Memorie di guerra a Roccalbegna”, che sarà donato da Zamperini alla scuola. Entrare in contatto con le storie di persone che sono vissute nei nostri comuni e hanno percorso le nostre strade, vedere le loro fotografie, poter parlare con chi li ha conosciuti, permette uno sguardo più concreto e partecipe sulle drammatiche vicende di quegli anni, rende viva la storia, che non è fatta di numeri e di documenti. Al tempo stesso ci insegna a valutare, con un criterio analogo, i tanti eventi tragici dei nostri giorni e le violenze su popolazioni inermi e a comprendere come, dietro le statistiche, ci siano i volti, le storie, i sogni di donne, di uomini e di bambini.