Sabato 11 e domenica 12 marzo, al Semiteatro Barnum di Roma andrà in scena “Il profeta dell’Amiata”
Tre anni di intense letture e racconti, un approfondito studio che lo ha portato ad immergersi nella vita del Cristo dell’Amiata. Così
Roberto Magnani, nella giornata di sabato 11 alle 21.10 e domenica 12 marzo alle 18, porterà in scena, presso il Semiteatro Barnum di Roma, lo spettacolo “David: storia di David Lazzaretti e dei fatti accaduti in Arcidosso”.
Nato proprio dalla penna di Magnani e interpretato magistralmente “dall’ attore” amiatino, lo spettacolo è diretto da Irene e Mario Malinverno, in collaborazione con la compagnia Teatrale “Né arte Né Parte” di Arcidosso , con le musiche originali di Alessandro Morganti e Marco Franceschelli.
Dopo varie stesure arriva quindi la sua sceneggiatura teatrale ed anche una versione narrativa. Roberto incentra il suo lavoro sui fatti storici che videro protagonisti il Davide e i suoi fedeli, come un “rozzo barrocciaio” convertito e divenuto, a seconda dei punti di vista, animatore di una comunità evangelica di contadini, santo, profeta o addirittura messia.
A Roma dunque arriverà David Lazzaretti, un grande rivoluzionario che volle dimostrare al popolo come “gli ultimi” potevano essere in grado di governarsi da soli, spezzando i meccanismi dello sfruttamento dei potenti. Considerato un sovversivo e sicuramente una figura scomoda egli andava fermato.
Durante una processione preparata proprio dal Lazzaretti il 18 agosto del 1878 venne ucciso alle porte di Arcidosso e insieme a lui morirono altre quattro persone e ci furono una trentina di feriti. Questi che all’epoca furono definiti i fatti, fu in realtà la prima strage di stato d’Italia, un primato di cui la Terra d’ Amiata non va certo fiera. Magnani, a conclusione della storia, da voce ai testimoni che parteciparono alla processione, quei poveri contadini che dopo la strage furono arrestati e processati, dalle loro parole trasparì una chiarezza, una dignità e un senso di giustizia che le loro argomentazioni risultarono più convincenti delle giustificazioni date dallo Stato sul perché fu dato l’ordine di sparare a della povera gente, intenta a pregare e cantare le lodi al Signore. “Questa vuol essere un’opera – spiegano gli autori – in memoria di chi subì la prima ingiustizia di Stato”.
Il testo teatrale di Magnani è comunque un racconto che scorre leggero, nell’accezione positiva del suo significato, con un linguaggio schietto e genuino, che lascia lo spazio al riso come alla commozione o alla riflessione, come un’antica veglia davanti al focolare ricca di citazioni vernacolari che solo un interprete genuinamente Amiatino come Roberto può interpretare al meglio. Ne risulta un affascinante ritratto della società “minore” del neo Regno di Italia che non mancherà di incantare chi avrà la fortuna di ascoltarlo.