Una lettera tra Francesco Calasso, babbo di Roberto direttore editoriale della casa editrice Adelphi scomparso di recente, e Ildebrando Imberciadori
Grazie alla collaborazione tra l’Associazione “Ildebrando Imberciadori” responsabile delle Collezioni di Palazzo Nerucci a Castel del Piano, e ThatsAmiata oggi portiamo alla luce una lettera conservata negli archivi di Palazzo Nerucci e che testimonia il rapporto tra Francesco Calasso,babbo di Roberto direttore editoriale della casa editrice Adelphi scomparso di recente, e Ildebrando Imberciadori.
I FATTI
Qualche giorno fa è morto Roberto Calasso, narratore, saggista, fondatore della casa editrice Adelphi, un personaggio di grande rilievo nella storia intellettuale di questo paese negli ultimi decenni.
“Il giorno della sua morte è uscito, per i tipi di Adelphi, con la sua firmA un piccolo libro di ricordi della sua infanzia fiorentina degli anni 40/50 del secolo scorso dal titolo “Memè Scianca “, quasi un testamento”. Ricorda Fiora Imberciadori, figlia di Ildebrando. “L’ho letto con grande piacere e un po’ di malinconia, frammenti di una storia che in qualche modo sembrava mi appartenesse; in queste pagine ho ritrovato piazze luoghi, strade, scuole , persone che sono passate anche attraverso la mia vita di bambina a Firenze. Una sorta di vita parallela; non ricordo di avere mai incrociato Roberto Calasso in quei nostri comuni anni fiorentini, anche se i nostri padri avevano un buon rapporto di amicizia e stima. Francesco Calasso, padre di Roberto, in quegli anni insegnava Storia del Diritto Italiano nella Università fiorentina; mio padre, allora preside del Liceo Dante, continuava i suoi studi storici sul mondo contadino e l’economia dei territori. Lo testimoniano una serie di lettere inviate da Francesco Calasso a mio padre, negli anni 40, e conservate negli archivi di Palazzo Nerucci a Castel del Piano, nello spazio destinato ai lavori, la biblioteca, le fotografie, la corrispondenza di Ildebrando Imberciadori”. Ne trascriviamo qui una, datata 4 Ottobre 1942, che racconta una piccola storia di quegli anni, che forse neanche Roberto Calasso ha mai saputo, una storia che parla anche di mele che da Castel del Piano raggiungono casa Calasso a Firenze.
LA LETTERA CHE FRANCESCO CALASSO SCRISSE A ILDEBRANDO IMBERCIADORI
CARISSIMO, ricevetti la tua lettera a Viareggio, e rimasi addolorato di sentirti sotto tono, fenomeno transitorio di stanchezza, non soltanto fisica, molto frequente in questi anni per chi fa il nostro mestiere. E a Firenze trovai il tuo dono gentile, ora ricevo una tua lettera .. di scuse! Carissimo, tu non sai quanto io ti sono grato per la tua offerta, che mai ho apprezzato tanto quanto quest’anno,qui è la penuria di frutta, eccetto l’uva che però ai bimbi piccini si può dare solo spremuta e in dose non eccessiva – e le mele, soprattutto le mele , sono addirittura scomparse dall’orizzonte. Per il mio Roberto, che ora ha 16 mesi ed è un grosso bimbone, il tuo regalo è stato la salvezza: al punto , che io sono costretto a chiederti un favore, che in altri tempi mi sarei ben guardato dal chiederti: è possibile avere delle altre mele di quella stessa qualità, o comunque adatta per essere grattate e mangiate crude? La lettera prosegue…Resta ben Inteso, che se questo prezioso favore tu potrai fare alla mia famiglia, io lo accetterò unicamente alle condizioni che ti dico: vale a dire totalmente a mie spese . Altrimenti mi darai un dispiacere. Lasciami dunque dire qualcosa e, soprattutto, scusami ( ma tu sei padre e capisci). E ora veniamo alle cose tue che non mi premono meno. Quanto alla supplenza di cui mi parli, io, mentre della notizia farò un uso discretissimo, sarò felice, se tu lo crederai opportuno, di poter dire qualche parola. Aspetto da te. Per tutto il resto, vale a dire, per tutto il sostanziale che ti sta e mi sta a cuore, non dovrò dirti io; abbi fede; perche sei un uomo di fede , e sai che , in condizioni difficili ed in tempi aspri, certe conquiste sono lunghe e impegnano tutte le riserve di entusiasmo di cui disponiamo , fino all’esaurimento. Ma l’esperienza insegna , che proprio quando ci sentiamo vicini all’esaurimento, il traguardo sta per essere toccato, E questo io ti auguro , e mi auguro , che possa essere per te al più presto. Ti vedrei anch’io molto volentieri; ma è meglio che passi questo mese che è faticoso per te e me. Se hai un po’ di tempo scrivimi un po’ a lungo dei tuoi lavori, e dei tuoi propositi: come vedi io… rispondo ! Per ora ti abbraccio .
Tuo Calasso