Fantasia e magia. Ecco un racconto tutto ambientato sull’antico vulcano
Le storie che ci ricordano l’infanzia iniziano sempre con “c’era una volta” e anche quella del Drago della Selva, che tanto terrorizzava gli abitanti di Santa Fiora ha lo stesso incipit. In realtà se proprio vogliamo essere precisi questo racconto che andremo a narrare risale a un periodo storico”abbastanza” definito, quando cioè gli Sforza governavano Santa Fiora. Nei boschi dell’Amiata si aggirava un drago (Cifero Serpente, come vuole la tradizione) che dalla seconda metà del 400 ha contribuito, nell’immaginario della popolazione locale a donare ai boschi di Selva e Santa Fiora un aspetto più misterioso.
La sua bocca, continuamente spalancata, sprigionava fiamme
Nessuno in realtà lo aveva mai visto, ma si raccontava che il drago si fosse stabilito in questi boschi perché scontento della signoria degli Sforza, che nel 1439, dopo il matrimonio tra Cecilia Aldobrandeschi e Bosio Sforza, erano subentrati ai conti Aldobrandeschi nel governo della città. Altri invece sostenevano che fosse d’accordo con gli stessi conti. Il Drago terrorizzava gli abitanti e i frati che vivevano in quello che oggi è uno splendido convento. Furono proprio i frati che stanchi di questa situazione chiesero aiuto al conte Guido che provò ad attrezzarsi con corazze, lance ed archibugi, cercando di sconfiggere da solo il drago. Ritornò sconvolto, si era salvato per miracolo dalla furia del drago. Disse che occorrevano validi rinforzi perchè il drago era pericoloso e feroce, e non poteva essere affrontato da uomini soli.
L’intervento di mago Merlino
L’ unico personaggio che avrebbe potuto dirigere una operazione per sconfiggere il Drago era il mago di Arcidosso, il famoso mago Merlino, che aveva preso dimora da tempo in una grotta sulla strada che da Arcidosso porta a San Lorenzo. Questa grotta, pur parzialmente crollata e affogata da arbusti e vegetazione, esiste tuttora a riprova di una reale esistenza del mago. La caverna secondo un’altra leggenda sembra essere stata rifugio di un nobile guerriero etrusco. Gli storici pensano che in realtà la grotta sia stata il riparo di un ribelle fiorentino in fuga dagli Spagnoli, che diceva di essere uno stregone per tenere alla larga i curiosi, dando così vita alla leggenda (fonte Wikipedia). Ma torniamo al racconto.
Giorgio sull’Amiata, unico guerriero in grado di sconfiggere il drago
Chiamato quindi dal Mago Merlino, giunse ad Arcidosso il cavalier Giorgio, che fu subito ospitato dal conte Guido di Santa Fiora e dai frati del convento della Selva. Organizzarono un piano per incastrare la malefica creatura che era rintanata nella sua grande caverna, nel folto del bosco. Una strategia studiata in molti giorni di lavoro portò il drago ad uscire dalla sua tana e Giorgio, con la sua lancia riuscì a trafiggerlo. Nella sagrestia della chiesa della Trinità, in località La Selva è in mostra, a conferma della veridicità della storia, una mascella mostruosa che era quella del drago. In realtà tutti sanno che è, molto probabilmente quella mascella appartiene a un coccodrillo ma la fantasia, in fondo, deve saper volare sempre lontano.
Sasso di Petorsola